Critica articolata alla argomentazione antievoluzionista della probabilità
Vorrei prendere in esame due link, che riportano articoli di due siti-portali – che fanno riferimento a due associazioni, il CIID (il Centro Italiano per l’Intelligent Design) e l’Institute for Creation Research, un’organizzazione cristiana che promuove la visione creazionista dell’origine della vita.
Riporto di seguito i link ai due articoli:
Limiti dell’evoluzione ed informazione biologica
e
http://www.origini.info/argomento/genetica/34-le-proteine-sfidano-il-caso.html
I due articoli argomentarono nella stessa maniera. Entrambi utilizzano calcoli probabilistici per sostenere l’idea che l’evoluzione non possa spiegare l’origine della complessità biologica.In particolare, entrambi gli articoli sostengono che la probabilità che una proteina o un occhio si formi per caso è così bassa che sarebbe impossibile che ciò accadesse nel corso della storia della vita.
e vi dirò che i calcoli, almeno per l’articolo dell’ Institute for Creation Research (per quello del CIID non ho controllato, ma do per scontato che sia lo stesso anche per lui) sono corretti!
Sono corretti e se solo idea della biogenetica con il processo di evoluzione fossero processi lineari e descritti come elementi di questi articoli edicola ovviamente, la probabilità sarebbe estremamente bassa perché si sia potuta formare la vita attraverso un processo di quel tipo… ed infatti la scienza non ha mai descritto in questo modo queste cose. Lo scopo della scienza è cercare di descrivere i fenomeni in modo attendibile, quindi ben lungi dagli obiettivi della Scienza andare a costruire meccanismi poco attendibili.
Entrambi gli articoli ignorano il fatto che l’evoluzione non è un processo lineare, ma piuttosto un processo di sperimentazione e adattamento. Le proteine e gli occhi non si formano solo per caso, ma piuttosto sono il risultato le prime da una serie di reazioni chimiche – che sono regolamentate da leggi ben precise – e le seconde di una serie di mutazioni che si sono accumulate nel corso del tempo, le quali non componevano il meccanismo finale, ma in qualche modo apportavano un miglioramento.
Per chi non avesse voglia di leggere i due articoli, ma vi invito a farlo, vi riporto una sintesi:
Ecco una sintesi del primo articolo “Limiti dell’evoluzione ed informazione biologica”:L’articolo sostiene che la teoria dell’evoluzione darwiniana basata sulla selezione naturale e sul caso (mutazioni casuali) incontra dei limiti quando si cerca di spiegare l’origine delle macromolecole biologiche come le proteine. In particolare, viene messo in evidenza come il numero di combinazioni possibili di amminoacidi per formare una proteina sia enorme (dell’ordine di 10 seguito da 130 zeri). La probabilità che una sequenza casuale di amminoacidi formi una proteina funzionale è quindi estremamente bassa.Ad esempio, per una proteina di 150 amminoacidi, la probabilità di ottenere una sequenza utile è di 1 su 10 seguito da 195 zeri. Anche ammettendo molteplici tentativi durante miliardi di anni, è statisticamente improbabile che una proteina utile emerga per caso.Questo indica che oltre alla selezione naturale deve esservi un’informazione precodificata che guida il processo di formazione delle proteine. L’autore ritiene che questa informazione sia contenuta nel DNA e rappresenti un limite per la teoria dell’evoluzione darwiniana, che da sola non può spiegare l’origine delle macromolecole biologiche.In conclusione, secondo l’articolo serve un principio teleologico oltre al caso e alla selezione naturale per spiegare l’origine della complessità biologica a livello molecolare.
ora il secondo!
Ecco una sintesi dell’articolo “Le proteine sfidano il caso”:
L’articolo sostiene che la probabilità che una proteina si formi per puro caso con la sequenza corretta di amminoacidi è estremamente bassa.
Ad esempio, per una proteina di 300 amminoacidi ci sono 20^300 possibili combinazioni (20 amminoacidi possibili per ogni posizione). Anche ammettendo un elevato numero di tentativi, è statisticamente improbabile che una sequenza proteica funzionale emerga dal caso.
Inoltre, gli amminoacidi nelle proteine reali non sono disposti in maniera casuale ma seguono precise regole: non tutte le combinazioni sono possibili e la sequenza determina la struttura tridimensionale.
Secondo l’autore, la precisione con cui le proteine svolgono le loro funzioni indica che deve esistere un’informazione sequenziale precodificata, non spiegabile solo con meccanismi darwiniani di mutazione casuale e selezione naturale.
Questa informazione sarebbe contenuta nel DNA sotto forma di codice che determina l’esatta sequenza amminoacidica. Le probabilità rendono altamente improbabile un’origine casuale del codice, implicando quindi l’esistenza di un disegno intelligente.
In conclusione, la complessità irriducibile delle proteine pone una sfida alle spiegazioni puramente darwiniane e richiede una causa intelligente per spiegare l’origine dell’informazione biologica.
Questo argomento ignora il fatto che l’informazione biologica non è qualcosa di separato dalla materia biologica. L’informazione è semplicemente una proprietà della materia biologica, e può essere modificata da processi naturali, come la mutazione e la selezione naturale.
In conclusione, gli argomenti basati sulla probabilità presentati dall’articolo sono errati perché:
- Ignorano il fatto che l’evoluzione è un processo graduale e cumulativo.
- Ignorano il fatto che l’informazione biologica è una proprietà della materia biologica.
I due articoli, insomma, condividono gli stessi errori logici e non sono (per questo motivo, non per rifiuto arbitrario o cattiveria) considerati credibili dalla comunità scientifica.
Questi argomenti sono ben conosciuti all’interno della comunità scientifica, qualcuno di questi argomenti è nato proprio all’interno del confronto alla pari (cioè, quando vengono proposte teorie, vengono proposte soluzioni, eccetera, proprio per assicurarsi che siano robuste solide e valide, vengono messe in discussione dagli esperti di tutto il mondo per diversi anni… Un argomentazione che demolisce necessariamente la teoria, viene discussa e chiaramente se si trova un errore nella teoria si modifica la teoria bricola altrimenti si esclude quella argomentazione, spiegando il perché sia sbagliata… e si resta comunque sempre a disposizione di una ridiscussione della cosa. Questa è una delle forze del metodo scientifico. Piloti è interessante come queste argomentazioni siano state smontate dalla comunità scientifica, ma siano state ripescate da varie esponenti delle teorie creazioniste per fornire delle argomentazioni a favore, secondo loro, delle posizioni creazioniste. Il problema anzitutto è che le posizioni creazioniste sono scartabili non tanto solo perché esiste una teoria evoluzionista, ma perché non sono probabili con il metodo scientifico e forniscono una spiegazione che dal punto di vista del principio di parsimonia, alla base del metodo scientifico, è più complessa in riferimento alle variabili arbitrarie prese, con infinite varianti possibili (cioè propongono qualcosa che in assenza di prove ha una probabilità vicina allo zero) e poi è interessante notare Come coloro che vanno a ripescare queste argomentazioni usate nel confronto alla pari non si pongano neanche il problema di andare a vedere come il confronto poi è preceduto e come è andato a finire. Tipico poi di queste argomentazioni è gridare spesso al complotto all’interno della comunità scientifica per un sostegno a una teoria per le motivazioni più assurde, per cercare magari di tenere su l’evoluzionismo allo scopo di abbattere le fedi religiose o chissà cosa (quando semplicemente la scienza li ignora e se ne frega di loro)… Anche se qualche volta i contestatori dell’evoluzionismo hanno il merito di aver tirato fuori davvero loro qualche argomentazione. Ma, al di là di tutto questi argomenti sono stati ripetutamente criticati da esperti di evoluzione, e non sono considerati credibili dalla comunità scientifica… Quindi basterebbe approfondire un minimo queste argomentazioni e si potrebbe tranquillamente osservare come le risposte a queste contestazioni siano già scritte nella letteratura scientifica. E si tratta di risposte che applicando la matematica e la logica razionale.
questa analisi vedova chiaramente, non vuole smontare la fede, anche perché la fede non si basa sulla ragione razionale o la scienza. Se in effetti vi fosse una argomentazione che rendesse razionale l’oggetto della fede Esso diventerebbe automaticamente un argomento di ragione, che quando è applicato al campo del reale (il mondo) è un argomento scientifico.
Fede e ragione possono coesistere in un individuo, in quanto la ragione aveva la scienza, basano su un certo protocollo di ragionamento… Ma le persone umane possono tranquillamente avere delle fedi in cose, senza raggiungerle con la ragione e la scienza… Questo non significa che sia razionale, significa semplicemente che è umano avere delle convinzioni. La razionalità delle stesse consente di condividere tali convinzioni con chiunque abbracci la razionalità, ma nulla vieta soggettivamente di credere in qualcosa.
Ed è comprensibile che si cerchi un modo per avere un riscontro razionale delle proprie convinzioni di fede, ma se si trovasse esse smetterebbero di essere convinzioni di fede e diverrebbero automaticamente convinzioni razionali.
Poi, uno può crederci in ogni caso.
Ma è compito, generalmente anche piacevole, di un razionalista analizzare le idee che vengono presentate come argomentazioni razionali, non perché si abbia a fastidio l’avallo di convinzioni di fede, ma perché nel momento in cui vengono presentate come ragioni razionali o scientifiche esse vanno analizzate e verificate. La scienza e la razionalità necessitano di rientrare in un certo protocollo per essere avallate e superare certi filtri, allo scopo di verificare che esse siano davvero razionali e scientifiche.
Chi cerca forzosamente di farcele rientrare ugualmente senza rispettare il protocollo evidentemente sta cercando solo di accreditare una idea. Ma una idea Non può essere accreditata gratuitamente… non importa di che cosa si tratti e quanto sia bella o importante: Il costo è quello di essere accreditata secondo le regole del protocollo scientifico.