Una contestazione frequente dei complottisti dell’11 settembre è il fatto che non comprendono come un aereo che colpisce una torre come quelle possa farla crollare, in quanto il cedimento delle travi in acciaio sarebbe stato, a loro dire, impossibile: Si argomenta che gli incendi provocati dal carburante in fiamme proveniente dagli aerei schiantati non avrebbero potuto causare il collasso, poiché il carburante dei jet brucia a temperature non superiori a circa 800 °C, mentre per fondere l’acciaio è necessaria una temperatura di circa 1500 °C.
Il problema grave di questo approccio argomentativo è la semplice tendenza a voler confermare le proprie convinzioni.
Una attenta analisi tecnica rivela che questa contestazione (come le altre) è campata in aria.
Anzitutto, concordiamo che la maggior delle stime concordino nel ritenere che le temperature arrivarono intorno ai 1000°C al massimo, probabilmente anche meno.
Ed è vero: a queste temperature, le fiamme non avrebbero raggiunto affatto i circa 1500°C (non 1100) occorrenti per fondere l’acciaio, ma ATTENZIONE sarebbero state sufficienti a ridurre gravemente l’integrità strutturale del metallo. Le stime tecniche da manuale proprio, quelle base base dell’università, ci dicono che l’acciaio perde il 50 per cento della propria resistenza a soli 340°C e può perdere fino al 90 per cento di tale resistenza a 980 °C. Eh… e qui casca l’asino (od il palazzo).
Anche se supponessimo che le temperature non avessero superato i 540°C (come sostengono alcuni complottisti più estremi) durante l’incendio, avremmo ancora ragioni più che sufficienti per attenderci danni strutturali talmente gravi da portare prima o poi al collasso. Entra ENTRATO un aereo in blocco nel palazzo.
Se analizziamo il progetto delle torri, che si può ritrovare tranquillamente sulla banche date online, notiamo che estremamente leggero e prevedeva una sorta di tubo perimetrale, composto da 236 colonne scatolari esterne in acciaio con una sezione quadrata di 36 cm e legate fra loro da lastre alte circa 130 cm; il 95 per cento del volume interno della struttura era costituito da null’altro che ARIA!!!
ERA FATTO non pensando (giustamente) ad un bombardamento kamikaze di aerei… e d’altro canto… All’interno di questo tubo perimetrale era posto un fascio centrale di colonne di 27×40 metri che reggeva buona parte del peso della torre. Delle travature reticolari in acciaio connettevano le colonne esterne al nucleo in corrispondenza di ciascun piano e reggevano gran parte del peso dei solai.
Al che gli impatti e le esplosioni degli aeroplani asportarono (come era probabile ch accadesse) la maggior parte del materiale isolante che fungeva da protezione antincendio per gli elementi in acciaio e questo le rese molto più vulnerabili al fuoco.
Il calore delle fiamme, a quel punto, ridusse drasticamente la resistenza dell’acciaio (ed abbiamo visto che può farlo con temperature assai più basse di quelle presenti nell’incendio) e causò la dilatazione delle travature reticolari a ciascuna estremità, finché le travature non riuscirono più a sostenere il peso dei solai, innescando il crollo. Questa dilatazione e la deformazione dell’acciaio sono state particolarmente significative anche causa delle differenze di temperatura all’interno della struttura in fiamme.