Un po’ d’ordine sul senso di parole troppo spesso stigmatizzate dal WEB e dell’uso comune
Molto spesso, nelle discussioni su temi filosofici, teologici, scientifici anche, od etici mi capita di imbattermi in definizioni assai vaghe e spesso imprecise di alcuni termini, a parer mio, usati a sproposito.
Il fatto è che alcuni termini sono spesso male utilizzati, soprattutto nell’accezione comune, e sono stati nel tempo distorti dall’uso per il quale sono stati coniati. Questo non sarebbe un male, se esistessero termini sufficienti a definire in modo completo alternativo e sufficientemente completo certi concetti.
Nel momento in cui questi termini, invece, vengono reinterpretati in chiave distorta, differente da quella per la quale sono stati pensati, e male utilizzati si rischia di lasciare un vuoto nella lingua, con la conseguente problematica del non poter esprimere in modo completo ed esauriente certi concetti. Si impoverisce la lingua.
E così ci ritroviamo a sentir dire: “essere laici va bene, laicisti è male”, “scientifici va bene, scientisti è scorretto”, “sei materialista” (con accezione negativa), “quindi, non sei spirituale o spiritualista!”, “Io uso argomenti metafisici e tu la ignori!”, od anche “La metafisica è una caxxata”…
Molti di questi termini sono sovente male utilizzati allo scopo di colpire concetti altrimenti non intaccabili con altrettanta facilità, facendo riferimento a significati non precisi, spesso sbagliati o comunque riguardanti sono una parte del concetto indicato e non identificativo dello stesso.
E’ il caso di alcuni concetti, come razionalismo, scientismo, laicismo e persino metafisica.
Credo che molti di questi concetti siano male utilizzati per tentare di costruire armi ingiustificate ed ingiustificabili per obiettivi diversi: il concetto di laicità sta infatti spesso stretto, non è però attaccabile in quanto socialmente accettato e difeso ed allora si cerca di attaccarlo identificando quei concetti di laicità che danno fastidio a chi vuole attaccarli, nel concetto di laicismo, assieme ad elementi non necessariamente associabili al laicismo, e si usa il termine in modo “assolutamente negativo” od assolutamente indicante uno strettissimo concetto di laicismo, così da renderlo attaccabile perché quegli elementi risultano – spesso – non tollerati dai più, spesso anche da diversi laicisti, e si crea un modo per aggirare l’ostacolo.
Stessa cosa con il razionalismo, una posizione di supporto alla razionalità (che spiego più in avanti), e che viene spesso male interpretata come l’idea che il razionalista debba disprezzare altre forme di cultura, come arte o poesia, in modo da identificare in un sol colpo l’intero argomento.
E poi c’è la metafisica! La metafisica è un concetto tanto vasto e vago nei suoi limiti che spesso è al contempo poco conosciuto e spesso associato, nella cultura popolare, ad idee diverse, limitate all’idea di una sorta di teologia argomentativa razionale (ed a volte nemmeno razionale), pensato come qualcosa che riesca ad imporre valore di verità sulle proprie conclusioni – strettamente religiose – senza dover passare per il filtro della verifica empirica o (peggio ancora) razionale. Questo fa comprendere come, in realtà, le persone non sappiano – in genere – nemmeno cosa sia la metafisica.
Io che, nel corso del tempo, ho passato la vita ad approfondire certi temi, in ambito scientifico e filosofico, ho man mano scoperto di essere a metà tra razionalista ed empirista e rivalutato il termine scientismo; potrei oggi dire di essere uno “scientista debole”, termine che non ha la accezione negativa comunemente intesa.
Sono sicuramente fissato con le classificazioni, per cui mi piace che ci sia un termine che identifichi in maniera rapida una specifica posizione, benché sia cosciente che non si può inventare un termine per ogni singola posizione su ogni singolo argomento… Però su cose specifiche ritengo sia utilissimo e certe volte necessario, onde evitare di non riuscire a comprendere pienamente il senso di ciò che alle volte viene detto.
Il problema è l’accezione negativa che viene data in generale, per esempio al termine.
Così come l’uso del termine laicista… La laicità ed il laicismo non sono la stessa cosa, uno è un concetto e l’altro è un altro concetto, che corrisponde all’idea di supportare il primo. Dirsi d’accordo con la velocità ma non con il laicismo è come dire di essere d’accordo con la laicità ma non con chi supporta la laicità…
Sì ma è incredibilmente vicina alle posizioni su cui basano anche i tentativi della scolastica.
Approfondiamo un momento questi termini.
Razionalismo
Essenzialmente, se si è dei sostenitori dell’idea fondamentale che la natura si possa comprendere in maniera fisico-oggettiva nel modo migliore con la razionalità si è essenzialmente razionalisti:
Il razionalismo è una corrente che enfatizza l’uso della ragione e della logica nella comprensione del mondo. Esso sostiene che alcune idee e conoscenze sono innate o possono essere raggiunte attraverso la ragione pura, indipendentemente dall’esperienza sensoriale, ma riconosce l’importanza dell’empirismo negli studi scientifici… semplicemente si basa però l’idea che ci siano delle verità raggiungibili solo con la logica razionale, come per esempio le verità matematiche o le verità logiche… La somma degli angoli di un triangolo secondo un razionalista è di 180 gradi che si può riconoscere tale verità, indipendentemente dalla sperimentazione (non serve misurare tutti gli angoli di tutti i triangoli), si raggiunge con la ragione e non serve verificarla… Essenzialmente è vicina alla metafisica, si tratta di una conoscenza “a priori”.
Scientismo
Lo scientismo invece si divide in scientismo forte e scientismo debole.
Essenzialmente lo scientismo debole è la mia posizione: nello studio della realtà fisica si riconosce al metodo empirico e razionale quello di essere i metodi migliori per indagare il campo del reale e nessun altro metodo si è dimostrato, secondo tale posizione, migliore in tal senso. Viene riconosciuto l’importanza del principio di parsimonia, per cui nel campo del reale se si fa un’affermazione senza poterla provare, essa è tanto improbabile quante alternative possibili ci sono e la cosa è aggravata se l’affermazione non è necessaria.
Essenzialmente la scienza oggi, proprio il pensiero scientifico, fonda su questo.
Fisicismo
Il fisicismo è una posizione filosofica secondo la quale la natura possa essere descritta e spiegate in modo oggettivamente corretto solo in termini di fisica. In altre parole, sostiene che tutte le scienze e tutti i fenomeni possono essere ridotti o spiegati dalle leggi della fisica, purché intesa come le leggi della natura (non necessariamente descritta). Questo include fenomeni che sono tradizionalmente studiati da altre discipline, come la chimica, la biologia, la psicologia e persino la filosofia stessa. E’ un approccio riduzionista, in cui però non è necessario assumere che ogni realtà sia la somma delle sue parti, ma che l’aspetto oggettivo della realtà sia unico e che sia studiato dalle varie discipline in modo maggiormente efficiente ma non sempre unificato (anzi, quasi mai), ma ciò non di meno, nulla di ciò che apparitene alla natura esulerebbe dalle leggi naturali. Questo non significa che si sia in possesso della conoscenza di tali leggi, ad oggi non abbiamo una teoria scientifica unificata.
Ecco alcuni aspetti chiave del fisicismo:
Riduzionismo: Il fisicismo è spesso associato a un tipo di riduzionismo, sostenendo che concetti complessi possono essere ridotti a termini fisici più fondamentali. Ad esempio, la mente o i processi mentali potrebbero essere spiegati completamente in termini di processi neurali e attività cerebrale. Questo non significa, come detto, che tutto si riduca alla somma delle parti ma che nulla di ciò che avviene sarebbe dissociato dalle leggi di natura.
Unificazione Scientifica: Il fisicismo può essere visto come un tentativo di unificare le diverse scienze sotto un unico quadro fisico, cercando leggi universali che governano tutti i fenomeni osservabili.
Critiche: Ci sono state diverse critiche al fisicismo. Alcuni filosofi sostengono che ci sono aspetti della realtà, come la coscienza o le esperienze soggettive, che non possono essere completamente catturati o spiegati dalla fisica. Altri mettono in discussione l’idea che la fisica possa mai fornire una spiegazione completa di tutto, sottolineando i limiti epistemologici e metodologici. Ma questo, per spezzare una lancia a favore del fisicismo, non significa che noi dobbiamo poter per forza trovare tali leggi. La realtà piuttosto viene vista come una struttura meglio descritta da vari modelli che, in questo modo, rientrano nella fisica a pieno diritto: quindi, per esempio, anche la biologia si potrebbe intendere come la scienza fisica dello studio di alcuni processi che rientrano nel concetto di vita.
Varianti: Esistono diverse varianti del fisicismo, alcune delle quali possono essere più moderate o specifiche. Ad esempio, il fisicismo può essere applicato solo a determinati domini o aspetti della realtà, piuttosto che essere una tesi universale che copre tutto. Essenzialmente una variante anche del materialismo, che però non limita alla sola materia l’esistente riconoscendo altre strutture ma tutte rientranti nel concetto di natura e dunque di fisica, intesa come “studio delle cose naturali”.
Implicazioni Filosofiche: Il fisicismo ha profonde implicazioni per altre aree della filosofia, come la filosofia della mente, la metafisica e la filosofia della scienza. Può influenzare il modo in cui vengono affrontate questioni come il dualismo mente-corpo, la natura della spiegazione scientifica e il rapporto tra diverse discipline scientifiche.
Il fisicismo rappresenta un approccio ambizioso e talvolta controverso alla comprensione della realtà, con sostenitori che vedono in esso un modo coerente e unificante per spiegare il mondo, e critici che vedono limiti e problemi nella sua applicazione universale.
Essenzialmente è una estensione del materialismo: laddove Il materialismo è una visione filosofica secondo la quale la realtà è composta esclusivamente di materia e di ciò che può essere spiegato in termini materiali. Contrapposto spesso al dualismo e all’idealismo, il materialismo nega l’esistenza di entità non fisiche come la mente, l’anima o altre sostanze immateriali.
Metafisica
Parliamo della metafisica. Nella sua accezione più generale essa non riguarda sempre e soltanto Dio, come comunemente inteso ed anzi, si tratta solo di una parte, seppur non piccola, della metafisica.
Come dicevo, la metafisica non riguarda solamente e sempre Dio, come comunemente inteso. La metafisica è un ramo della filosofia che si occupa delle questioni fondamentali relative alla natura della realtà e dell’essere. Si preoccupa di ciò che esiste, della natura e della struttura dell’esistente, e delle cause e dei principi fondamentali che sono al di là del mondo fisico.
Sebbene la metafisica abbia spesso incluso lo studio della natura di Dio e della divinità, specialmente nella filosofia occidentale tradizionale, essa si estende molto oltre questo ambito. Alcuni dei principali argomenti della metafisica includono:
- Ontologia: Lo studio dell’essere, dell’esistenza e della realtà. Comprende domande come “Cosa significa esistere?” e “Qual è la natura dell’essere?”.
- Dualismo e Monismo: Questi concetti si riferiscono alla relazione tra mente e corpo e alla natura della sostanza.
- Causalità: La metafisica esamina la natura della causa e dell’effetto e come gli eventi sono collegati tra loro.
- Spazio e Tempo: Questo include domande sulla natura dello spazio e del tempo, come la loro esistenza indipendente o relativa.
- Possibilità e Necessità: La metafisica si occupa anche delle nozioni di ciò che potrebbe essere possibile e di ciò che è necessario o inevitabile.
- Natura della Realtà: Ciò include l’esplorazione di concetti come il realismo (l’idea che ci sia una realtà indipendente dalla percezione) e l’antirealismo (l’idea che la realtà dipenda in qualche modo dalla percezione).
Mentre alcune tradizioni metafisiche si concentrano sulla natura di Dio o sull’assoluto, la metafisica come campo è molto più ampia e non è limitata a questioni teologiche. Può essere sia teistica che atea, e si estende a una vasta gamma di argomenti e domande fondamentali sulla realtà.
Ed il rapporto con la scienza?
La metafisica, nella sua natura, tende a occuparsi di domande che vanno oltre ciò che è direttamente osservabile o verificabile empiricamente. Il suo studio avviene principalmente su base filosofica, facendo uso di ragionamento logico, analisi concettuale e esplorazione di principi fondamentali.
Tuttavia, questo non significa che la metafisica sia completamente slegata dall’esperienza empirica o dalle scienze. Alcune questioni metafisiche possono essere informate o influenzate da scoperte scientifiche, anche se non possono essere completamente risolte attraverso l’osservazione o la sperimentazione.
Per esempio:
– Nello studio della natura del tempo e dello spazio, le teorie della fisica moderna, come la relatività, possono avere implicazioni per le posizioni metafisiche.
– Nell’esaminare la relazione tra mente e corpo, la ricerca in neuroscienza può fornire informazioni importanti, anche se potrebbe non risolvere completamente il problema.
Inoltre, alcuni filosofi hanno sostenuto che la metafisica dovrebbe essere più strettamente legata all’indagine empirica e che alcune questioni metafisiche possono essere riformulate o affrontate attraverso metodi scientifici.
Tuttavia, molte delle domande centrali della metafisica riguardano aspetti della realtà che sono al di là dell’esperienza sensibile, come l’essenza dell’essere, la natura della sostanza, o la causa prima di tutto ciò che esiste. Queste domande tendono ad essere affrontate attraverso il ragionamento filosofico e logico piuttosto che attraverso metodi empirici. E certamente, in tal senso, sono orientato ad un approccio metafisico fortemente correlato alle conseguenze dell’esperienza empirica ed alla posizione scientifica di ciò che però sappiamo, per cui escludo l’assunzione di posizioni nel ragionamento che assumano verità diverse, di conseguenza tendo a rimettere persino in discussione la validità di certe domande (come il senso dell’esistenza od il finalismo, rifiutando di assumere – sino a verifica razionale – che siano vere alcune assunzioni sul reale, necessarie alle domande di senso metafisiche, quando la posizione scientifica in tal senso è diversa: ossia trovo assurdo assumere per vera qualcosa del campo del reale che la scienza non ritiene in tal modo, solo per giustificare una domanda di senso da cui poi dedurre qualcos’altro. Lo posso accettare, al massimo, come “metodo per assurdo”, che però poi deve poter essere falsificabile.
In sintesi, mentre la metafisica è principalmente un’indagine filosofica e razionale, non è necessariamente slegata dall’empirismo e può essere informata o influenzata da osservazioni e scoperte scientifiche in alcuni casi.
Laicismo
Il laicismo è un principio che sostiene la separazione tra le istituzioni dello Stato e le organizzazioni religiose. In altre parole, il laicismo sostiene che le questioni di governo e politiche pubbliche debbano essere decise indipendentemente dalle dottrine religiose, e che non ci debba essere un’ingerenza o un privilegio speciale per una particolare religione all’interno degli affari dello Stato.
Il laicismo è spesso associato con i principi di libertà di coscienza, uguaglianza di tutti i cittadini indipendentemente dalle loro credenze religiose, e neutralità dello Stato nei confronti delle questioni religiose. In pratica, ciò può includere aspetti come l’istruzione pubblica libera da insegnamenti religiosi, la legislazione che non è basata su specifiche dottrine religiose, e la libertà per i cittadini di praticare la loro religione come scelgono senza interferenza dello Stato.
Il laicismo si differenzia dalla laicità, che può essere vista come un atteggiamento o una filosofia che enfatizza il rispetto e la tolleranza per tutte le credenze religiose, senza necessariamente sostenere una rigorosa separazione tra Chiesa e Stato.
In alcuni contesti, il termine “laicismo” può assumere una connotazione più aggressiva, indicando un atteggiamento di opposizione o ostilità verso la religione in generale. Tuttavia, nella sua forma filosofica e politica più pura, il laicismo non è intrinsecamente anti-religioso, ma piuttosto favorevole a un ambiente in cui le questioni religiose sono separate dagli affari pubblici e governativi.
Allora, anche in questo caso non posso negare di dirmi “LAICISTA”, ossia un sostenitore – in ultima analisi – dei princìpi laici, senza necessariamente assumere un “laicismo forte” od aggressivo sempre; sicuramente posso assumere delle posizioni critiche nei confronti dell’operato nei confronti delle istituzioni religiose, ma la mia laicità ed il mio stesso laicismo non me lo impongono: io come tutti mi faccio una opinione – giudico – l’operato di chi è intorno a me, di chi si relaziona con me o con la mia società, di ciò che so che avviene intorno a me e mi faccio quindi un’idea, un giudizio, anche dell’operato di istituzioni religiose, come di enti politici (spesso si accavallano le due cose in alcuni casi); e sicuramente non giustifico l’operato di una istituzione religiosa a priori, per fede in una ipotetica divinità che guidi le loro azioni o per fede in una ipotetica mediazione con una divinità o ritenendo – a priori – giusto l’operato di tale istituzione, ma nulla mi vieta di apprezzare anche determinati operati, in quanto è sempre possibile fare azioni che possano essere ritenute giuste, secondo certi princìpi: ma non mi ritengo indegno di giudicare alcunché ed alcuno.
Sicuramente, sono un sostenitore della laicità e della necessità di separazione tra religione e stato, anche perché se una religione è o può essere mossa da princìpi assoluti ed indiscutibili questa è una cosa incompatibile con l’idea di base della laicità, che prevede “principi di libertà di coscienza, uguaglianza di tutti i cittadini indipendentemente dalle loro credenze religiose, e neutralità dello Stato nei confronti delle questioni religiose”, il che prevede anche dare dignità e spazio UGUALE a tutte le religioni, libertà di culto, ma non di imposizione né delle credenze e tantomeno delle regole etiche e morali derivate da tali credenze.
Nel momento in cui si accetta che una certa religione possa, invece, ingerire in tal senso si finisce per trovarsi nel rischio di non poter garantire quanto sopra. Questo non implica affatto il voler cancellare le istituzioni od il voler essere necessariamente loro ostili, ma pone nell’idea che le religioni non debbano poter sentenziare a livello statale, non debbano porre leggi da seguire per motivi di fede all’istituzione stato, ma anche che ciascun cittadino debba essere libero di seguire le regole che vuole, a patto semplicemente di rispettare le leggi statali, che debbono limitarsi alle regole del vivere in modo civile ed onesto. Non è assolutamente possibile assumere la posizione statale che la morale – sia essa buddhista, cristiana, islamica, ebraica, o altro – sia da considerarsi per assoluta giusta e da perseguire, in quanto questo demanderebbe ad un ente specifico la possibilità di sentenziare sul giusto e lo sbagliato, concetti che sono relativi e che possono dipendere in uno stato solo dalla larga condivisione, se democratico. In alternativa è dittatura, che non ho problemi a dichiarare inaccettabile, da tutti i punti di vista.
Lo spiritualismo
Lo spiritualismo è – sicuramente – uno degli argomenti più controversi, in quanto la sua concezione può essere intesa in senso ristretto od esteso. Certamente in senso ristretto-mistico non sono spiritualista. Ma il senso esteso è comprensivo di un pensiero più profondo che mi vede fortemente partecipe.
Su base più ristretta e mistica, lo spiritualismo è un termine che può essere utilizzato in vari modi in diversi contesti, ma generalmente si riferisce a una visione che enfatizza l’importanza dello spirito o dell’anima rispetto alla materia fisica. Alcuni aspetti chiave dello spiritualismo in un contesto filosofico possono essere:
Anima o Spirito: Lo spiritualismo sostiene l’esistenza di un’anima o di uno spirito, che può essere considerato immateriale o trascendente rispetto al corpo fisico. Questo può essere visto come la parte essenziale o vera di un individuo.
Contrasto con il Materialismo: Lo spiritualismo è spesso contrapposto al materialismo, poiché pone lo spirito o la coscienza al centro della realtà, piuttosto che la materia. Può sostenere che la realtà non può essere completamente spiegata in termini fisici o materiali.
Vita Dopo la Morte: Molte forme di spiritualismo sostengono la credenza in una forma di vita dopo la morte, dove l’anima o lo spirito continua ad esistere al di là del corpo fisico.
Collegamenti Religiosi: Lo spiritualismo è spesso associato a tradizioni religiose o spirituali, che enfatizzano la connessione con il divino, la trascendenza o la realizzazione spirituale.
Implicazioni Etiche: Lo spiritualismo può avere implicazioni etiche, sostenendo che le azioni e le decisioni dovrebbero essere guidate da principi spirituali o dall’ascolto della propria coscienza o anima.
Critiche: Lo spiritualismo è stato criticato per la sua mancanza di fondamento empirico e per la difficoltà di definire o dimostrare ciò che si intende per “spirito” o “anima”. Alcuni critici sostengono che privilegiare l’aspetto spirituale può portare a trascurare o denigrare il mondo fisico e le responsabilità pratiche.
Movimento Spiritualista Moderno: In alcuni contesti, lo spiritualismo si riferisce anche a un movimento religioso specifico nato nel XIX secolo, che sostiene la comunicazione con gli spiriti dei defunti attraverso medium. Questo movimento ha avuto un impatto significativo sulla cultura e sul pensiero religioso di quel periodo.
Lo spiritualismo rappresenta una risposta a domande profonde sulla natura dell’esistenza, sulla relazione tra mente e corpo, e sul significato e lo scopo della vita. Può essere visto come un richiamo a guardare oltre il mondo fisico e materiale, verso una realtà più profonda o trascendente. Come tale, ha trovato espressione in molte diverse tradizioni filosofiche, religiose e culturali.
Su base più estesa e non mistica, lo spiritualismo può essere considerato in un senso più ampio, non necessariamente legato alla credenza in entità spirituali o al trascendente. In questo contesto, lo spiritualismo può riferirsi a un’attenzione o un’impegno verso la spiritualità intesa come ricerca di significato, scopo, connessione e valori profondi nella vita. Ecco alcuni aspetti di questa interpretazione dello spiritualismo:
Ricerca di Significato: Lo spiritualismo può riguardare la ricerca di un senso profondo e di un proposito nella vita, al di là delle preoccupazioni materiali e fisiche.
Valori e Principi: Può enfatizzare l’importanza di vivere secondo principi etici e valori come la compassione, l’amore, l’empatia e la giustizia.
Connessione: Lo spiritualismo può promuovere un senso di connessione con gli altri, con sé stessi, con la natura o con l’universo, anche senza riferimento a una divinità o a un ordine trascendentale.
Pratiche Spirituali: Anche senza credenze religiose specifiche, lo spiritualismo può includere pratiche come la meditazione, la preghiera, l’arte o altre forme di espressione che sono mirate a coltivare una consapevolezza interiore o una connessione profonda.
Rispetto per il Non-Materiale: Lo spiritualismo in questo senso riconosce l’importanza di aspetti non materiali dell’esistenza umana, come la coscienza, l’immaginazione, la creatività e i sentimenti.
Critiche e Interpretazioni: Alcuni possono criticare questa forma di spiritualismo come vaga o indefinita, mentre altri possono vederla come un modo inclusivo e aperto di affrontare domande esistenziali profonde senza l’adesione a dottrine specifiche.
Implicazioni Sociali e Culturali: Questo approccio allo spiritualismo può avere implicazioni per come le persone si rapportano alle questioni sociali, culturali e ambientali, promuovendo una visione più olistica e integrata dell’umanità e del mondo.
In sintesi, lo spiritualismo inteso in questo modo non richiede necessariamente una credenza in entità spirituali o trascendenti, ma piuttosto un’attenzione e un impegno verso la dimensione spirituale della vita, che può essere esplorata e coltivata attraverso una varietà di pratiche, valori e atteggiamenti. Può essere un percorso significativo per molte persone, indipendentemente dalle loro credenze religiose o filosofiche specifiche. Di conseguenza molto di tutto questo è aperto anche ad una mente atea, purché riflessiva e ricca di valori.
Anzi, dato che essenzialmente lo spiritualismo è un approccio che pone l’accento sul lato spirituale addirittura, in certi casi, penso che si possano quasi ribaltare le cose: nell’osservazione, quantomeno, della religiosità popolare mi viene spesso da chiedermi se li, in quei contesti, ci sia o meno spiritualità. Anche nel modo di affrontare determinati problemi trovo maggiore spiritualità in certi approcci razionali, come per esempio per il problema della paura della morte: esistono diversi approcci volti a sollevare la persona riflessiva da tale timore istintivo; ci sono, per esempio, delle religioni che offrono la speranza in una rinascita che doni, come soluzione alla perdita della vita materiale un surrogato della stessa (vita extracorporea, o resurrezione o reincarnazione, o altro simile); di contro ci sono soluzioni filosofiche che non negano la morte fisica o la cessazione delle funzioni vitali, il termine definitivo della nostra esistenza, ma assumono ragionamenti – come la filosofia epicurea – che cercano di mostrare come la paura della morte, secondo tali ragionamenti, sia irrazionale… come chi muore in realtà non vivrà mai la morte, in quanto sino a che sarà in vita sarà vivo. Si tratta di ragionamenti che, sulla carta appaiono funzionare, ma che non risolvono la paura viscerale ed istintiva, almeno sino a che non sono introiettati: una promessa in una resurrezione od in una vita extracorporea può rasserenare all’istante, non richiede alcuno sforzo di introiettamento del concetto: ciò che viene promesso è (in estrema sintesi): <<muori ma è “per finta”, poi tanto torni a vivere>>; le soluzioni epucuree, come quelle di altre filosofie simili vanno introiettate, rese proprie, sino a sentirle (è un processo lungo, perché passa per la ragione razionale, che è una sovrastruttura che non è immediatamente immersa nel nostro lato viscerale e pretende di risolvere un problema materiale con un concetto (spiritualità in senso allargato).
A me sembra molto più materialista la soluzione della resurrezione o della vita extracorporea, o della reincarnazione, piuttosto che la soluzione concettuale che dovrebbe portare ad un ragionamento che mostri che il problema è fasullo e poi richieda anni di meditazione e riflessione. Soprattutto si tratta di un approccio che richiede capacità intellettive profonde e di riflessione (meditazione, come già detto) non comuni; è anche una soluzione non per tutti (non a caso non è la soluzione più percorsa).
Ateismo
L’ultimo dei termini che oggi vorrei affrontare è “ATEO” od “ATEISMO”.
L’ateismo, in linea generale, è la posizione filosofica di chi non crede in una qualsivoglia divinità personificata.
La concezione di DIO o degli DEI può essere intesa in vari modi più o meno materiali o spirituali, ma ne esistono alcune che sono perfettamente compatibili con la visione di persone perfettamente atee. E questo, ovviamente, dipende – però dal senso della parola ATEO od ATEISMO!
La parola ateo ha origine dal greco “átheos”, composta da theós (“dio”) preceduto dalla “A” privativa, quindi – letteralmente – “SENZA DIO”.
Il significato di questa parola ha avuto varie interpretazioni nel corso della storia, ha indicato sia persone che negavano con forza ed a priori l’esistenza di DIO inteso in qualunque modo e qualunque salsa, come anche persone che nutrivano forti dubbi sull’esistenza di una divinità.
In alcune lingue ed alcuni periodi questo termine ha indicato diversi gruppi e pensieri e spesso, in passato, anche e soprattutto quelli che oggi chiamiamo atei forti. Il senso della parola spesso era veicolata dalla più diffusa tipologia di pensiero associato nel luogo e nel periodo in cui veniva usata, così anche dalla cultura e dalla posizione filosofica di chi la usava.
Con il tempo le forme di pensiero che negano in vari modi la fede in una divinità personificata si sono moltiplicate ed oggi non ha alcun senso parlare di ateismo in un unico senso.
Esistono decine di significati del termine, che vanno dal più forte tipo di negazione – ai limiti od anche oltre il livello di fede religiosa estremista di certi soggetti – sino al più incerto degli agnostici moderati, fino anche all’ateismo gnostico, ecc.
Alle volte mi capita di sentir parlare anche atei della parola “ateismo” e non di rado noto che essi stessi la utilizzano, alle volte in malo modo.
Qualcuno potrebbe obiettare “chi più di un ateo può sapere cosa sia l’ateismo?”… ed in realtà chi lo pensa sbaglia! Un ateo, certamente, conosce la sua forma di ateismo, ma non è scritto da nessuna parte che conosca in generale in significato della parola in senso esteso.
A complicare le cose è giunto il cattivo utilizzo anche della parola “agnostico”, che oggi viene spesso intesa troppo spesso solo e soltanto nel senso di “persona in preda ad una incapacità di deliberare sulla questione, restando in un libro di indecisione e mancato convincimento in tutti i sensi”. Ma Il termine “agnostico” fu coniato dal biologo e filosofo inglese Thomas Henry Huxley nel 1869. Huxley utilizzò il termine per descrivere la sua posizione riguardo all’impossibilità di conoscere la natura ultima della realtà, in particolare in relazione all’esistenza di Dio: non c’era un rifiuto categorico delle credenze religiose o spirituali, piuttosto era una posizione di scetticismo e di apertura intellettuale. Huxley ha spiegato il termine in diverse occasioni, ma una delle sue citazioni più famose sull’argomento è la seguente:
“Quando dico che sono un agnostico, intendo esprimere esattamente ciò che dico quando dichiaro di essere un ortonodo. Quella è una cosa che non posso dire di sapere. Quindi, in agnostico, si trova il concetto greco di ricerca, di indagine. Quindi, l’agnostico è uno che non pretende di sapere quello che gli ignoranti sono certi di sapere. “. In più di una occasione Huxley ha spiegato che la sua posizione, in relazione a chi affermava di SAPERE CHE ESISTESSE UNA DIVINITA PERSONIFICATA, che cosa volesse, ecce cc… lui.. questa GNOSI NON CE LA AVEVA!
Si poneva nei confronti di queste affermazioni come di chi afferma che in città fosse passata una volpe con in testa un cappello umano… possibile (immaginando chissà quali peripezie) ma senza prove resta una cosa tra infinte altre possibili, dunque improbabile ma non impossibile… verso cui lasciare la mente aperta.
Lasciare la mente aperta (e qui rubo le parole a Piero Angela) “si ma non così aperta tanto che il cervello caschi per terra”.
Ed in effetti, oggi, esistono le definizioni di diversi tipi di agnosticismo ed ateismo.
Oltre a questo anche il concetto di DIO (o di DEI) va considerato sotto diversi aspetti: io sono un ateo razionalista, la posizione più razionale riconosciuta dai razionalisti empiristi: ossia non escludo con certezza alcuna possibilità, ma in assenza di prove ritengo ogni forma di affermazione (non solo su Dio, ma includo anche “lui/lei/esso/essi”, IMPROBABILE, estremamente improbabile). Il perché di questo è da ricercarsi nel principio di parsimonia.
Ma va da se che nel dire questo intendo il concetto comunemente inteso di Dio, che lo vuole come personificato (inteso come senziente e cosciente, con una intelligenza come quella umana o superiore anche). Se per Dio intendiamo la natura o le leggi fondamentali e sconosciute alla sua base, il LOGOS così inteso, allora posso dirmi il più credente dei credenti. E questa definizione, recentemente, ha creato una forte dissonanza durante una raccolta dati sugli scienziati credenti, dato che questo stato d’essere (che può essere anche chiamato panteismo o paneteismo – due forme di concezione filosofica spesso intesa come fede religiosa, ma attribuibile anche ad un ateo razionalista, che non dovrebbe avere problemi con la parola in se “DIO”, ma con i significati mistici associati ad esso, all’idea di una divinità personificata). Ma ciascuno ha la sua cultura e molti scienziati panteisti o paneteisti si sono, per questo, spesso definiti “credenti”. Lo stesso Einstein si disse credente in tal senso, creando non poca confusione, che dovette poi chiarire nella sua famosa “lettera su Dio”, dove – dopo anni in cui affermava, in senso panteistico, di essere credente in Dio – dovette chiarire che non intendeva il senso di Dio comunemente inteso ed anzi fu piuttosto brutale su questo termine definendolo il simbolo della debolezza umana.
In questo senso, l’ateismo può essere classificato in diversi modi a seconda delle sfumature di credenza e atteggiamento nei confronti dell’esistenza di divinità.
Ateismo Forte (o Positivo): Questa forma di ateismo va oltre la semplice mancanza di credenza in una divinità e afferma attivamente che nessuna divinità esiste.
Ateismo Debole (o Negativo): Questo tipo di ateismo si limita a una mancanza di credenza nelle divinità senza fare affermazioni positive sull’inesistenza di Dio. E’ un ateismo spesso inteso od accavallantesi a quello razionalista: in assenza di prove lo si ritiene improbabile, ma non impossibile
Agnosticismo Ateo: Questa posizione combina ateismo con agnosticismo, affermando che non si crede in una divinità, ma che non si può sapere con certezza se una divinità esista o meno.
Ateismo Pratico: Gli atei pratici vivono la loro vita come se non ci fossero divinità, anche se potrebbero non fare affermazioni esplicite sull’inesistenza di Dio.
Ateismo Apateista: Gli apateisti sono indifferenti all’esistenza di Dio o degli dèi e considerano la questione irrilevante o insignificante per la loro vita.
Ateismo Anti-teista: Gli anti-teisti non solo non credono in una divinità, ma sono anche attivamente contrari alla religione e possono vederla come dannosa o problematica.
Ateismo Implicito ed Esplicito: L’ateismo implicito si riferisce a una mancanza di credenza in una divinità senza una consapevole rifiuto delle divinità (come nei bambini), mentre l’ateismo esplicito è una posizione consapevole e riflessiva.
Ateismo Teoretico e Pratico: L’ateismo teoretico riguarda la mancanza di credenza in divinità, mentre l’ateismo pratico si riferisce all’assenza di pratiche religiose e di culto.
New Atheism: Un movimento recente che combina ateismo con un critico esame della religione, spesso incentrato sulla scienza e sulla ragione.
Queste categorie possono sovrapporsi e non sono necessariamente esclusive. Esistono molte sfumature e variazioni nell’ateismo, e gli individui possono identificarsi con una o più di queste posizioni a seconda delle loro credenze, atteggiamenti e interpretazioni filosofiche.
In sintesi
Posso sicuramente – purché inteso nelle dovute e corrette accezioni – posso dichiarare con orgoglio di essere, un razionalista, empirista, fisicista-materialista, scientista, metafisico, spiritualista e laicista (ovviamente, per l’intersezione necessaria alla compatibilità tra queste posizioni, ateo).