Spesso mi sono trovato di fronte a questo meme e devo dire che, onestamente, lo trovo anche divertente.
Mi è stato più volte ribadito che questo ragionamento si possa applicare anche alla filosofia, ma trovo scorretto il ragionamento, probabilmente causato da una mancanza di conoscenza della materia.
Partiamo dall’idea che si tratti di un meme e che si riesca sempre a trovare qualcosa per contrastare un’idea generalizzata. Io nasco come logico-matematico, poi ricercatore e successivamente interessato alla filosofia e, per qualche anno, ho dedicato un pochino di tempo alla teologia, più che altro per capire di che si parlava, per farmi una idea forte e ben strutturata.
La teologia non è una scienza nel senso stretto, la parola deriva dal latino “theologia” e dal geco. “theología”, ed è una parola composta delle radici di “theós” (Dio) e “logía” (Logica)… radice, la seconda, spesso usata per le scienze strettamente intese. E’ fonte di malinteso, però, intenderla così.
Si può intendere come lo studio delle problematiche relativa questo campo con un metodo che è incompatibile con una approccio razionale del campo del reale, il che crea problemi nel momento in cui si studia una relazione del mondo reale con il metafisico.
Anzitutto esistono tanti tipi di teologia.
La teologia, se considerata come un esercizio di logica (a cui si riferiscono erroneamente come “teologia razionale”), può risultare interessante. Prende spunto dalla Scolastica e dai filosofi come Tommaso d’Aquino, che tentò di dimostrare l’esistenza di Dio, ma fallì miseramente, cercando probabilmente di rubare ad Aristotele la dimostrazione. Tuttavia, diversi filosofi e logici si sono cimentati in questo campo, da Cartesio a Godel, che si ispira molto a Cartesio. A differenza di quest’ultimo, Godel utilizza un’ipotesi abduttiva: considera l’esistenza come una proprietà positiva, concetto che non definisce. Da qui, è sufficiente definire Dio come un essere che possiede tutte le proprietà positive. Tuttavia, la stragrande maggioranza delle risposte della teologia richiede premesse inverificabili, che portano a conclusioni anch’esse non verificabili. Qualcuno potrebbe obiettare che anche la geometria lo fa, ed è vero. Tuttavia, la geometria non afferma che quelle conclusioni siano valide nel mondo reale. Infatti, se restiamo sul piano astratto, le conseguenze logiche funzionano. Questo vale per la matematica, la geometria, ecc. Il fatto che queste regole funzionino nel mondo reale è un’ipotesi finora verificata in termini approssimativi: le regole della logica, della matematica e della geometria sono applicabili al mondo reale in contesti approssimativi e forniscono risultati approssimati in proporzione. In altre parole, il teorema di Pitagora è vero nel contesto del mondo logico immaginato; nel mondo reale funziona fornendo risultati con un margine di errore proporzionale all’approssimazione degli oggetti che noi paragoniamo a triangoli rettangoli. Tuttavia, quando si tratta del mondo reale, a differenza della realtà geometrica, non possiamo assumere con certezza che le premesse immaginate nel mondo logico valgano necessariamente nel mondo reale. In un mondo ipotetico, possiamo immaginare che le premesse siano vere, chiamandole assiomi, e dedurre cosa sarebbe vero in una realtà logica se quelle premesse fossero vere. Tuttavia, quando vogliamo applicare tutto questo al mondo reale e riteniamo, per via induttiva, che queste premesse siano vere, non possiamo affidarci solo alla nostra intuizione. Applichiamo la logica, la matematica, la geometria alle nostre intuizioni e traduciamo tutto nelle conclusioni, delle quali però non ci fidiamo e cerchiamo un metodo rigoroso di verifica (prove stringenti, preferibilmente falsificabili). Fino a quando rimaniamo nell’ambito astratto, il problema non sussiste.
La teologia cattolica risolve il problema dell’indimostrabilità delle conclusioni e delle premesse ottenendo forzatamente l’assunzione della verità delle premesse attraverso quella che viene chiamata la rivelazione. La teologia rivelata, infatti, non richiede una dimostrazione logica. Si tratta di verità che vengono assunte come rivelate perché Dio le avrebbe effettivamente rivelate.
La teologia razionale cerca di applicare la logica a determinate premesse. Il problema è che le premesse vengono decise attraverso la teologia rivelata ed è evidente come queste premesse siano determinate in modo abduttivo.
È vero che la logica abduttiva viene utilizzata anche nell’ambito scientifico, ma se, come ricercatore, devo determinare una legge e ho il sospetto che essa sia la conseguenza di una serie di premesse, posso procedere per via abduttiva partendo dalle conclusioni ipotetiche e giungere alle premesse, ma poi in campo scientifico questo processo viene considerato utile solo per provare a determinare le premesse e poi si inverte il percorso per arrivare alla verifica. In teologia, il metodo abduttivo funziona in questo modo: “Queste sono le conclusioni a cui vogliamo arrivare, vediamo quali premesse dobbiamo avere e attribuiamo alla teologia rivelata la responsabilità di tali premesse”. In altre parole, il metodo abduttivo è un modo per loro di trovare le premesse che dovrebbero inserire nella teologia razionale per arrivare alle conclusioni desiderate. È ancora più evidente quando si considera che, una volta raggiunta una determinata conclusione attraverso determinate premesse, quando si scontrano con il mondo della scienza e si vedono cadere alcune di queste premesse, non sono in grado di difenderle in modo rigido e le cambiano per giungere comunque alla stessa conclusione. In altre parole, è un modo per arrivare alla stessa conclusione.
Questo è un riassunto di ciò che si cela dietro. La teologia razionale è anche un tentativo di risolvere le problematiche logiche di alcuni dogmi e di alcuni elementi fondamentali della teologia stessa. Purtroppo, sia per la complessità di questa disciplina, sia per la necessità di mantenere determinate idee che, se rimosse, farebbero crollare tutto, la teologia razionale presenta molte lacune (come il problema della teodicea, il paradosso dell’onnipotenza, ecc.) e problemi come il libero arbitrio sono ancora oggetto di dibattito, come una volta era l’evoluzionismo.
In tutto questo, la filosofia è stata la prima forma elevata di pensiero da cui sono derivati vari modi di approcciare la ricerca della verità. La filosofia ha origine nell’antica Grecia e si divide in scuole filosofiche. Inizialmente, non si aveva idea di quale fosse il modo giusto per indagare il mondo, quindi si tentavano diverse strade e ogni filosofo di spicco aveva i suoi discepoli e applicava le regole che secondo lui erano le corrette per indagare il mondo. Sono emerse diverse premesse, logiche e metodi. Tra queste, ci sono scuole basate su principi razionali e scuole basate su principi irrazionali. Le correnti razionali hanno cominciato a prendere piede. In quel periodo, alcune realtà religiose come il cattolicesimo hanno capito che lo sviluppo di queste correnti di pensiero poteva minare la sicurezza della fede religiosa, quindi hanno provato a cavalcare l’onda istituendo le università occidentali, pensando che così avrebbero potuto controllare ciò che sarebbe emerso. Così sono nate sia l’università sostenuta dalla realtà cattolica sia la scuola di pensiero scolastica. La scolastica aveva come obiettivo principale dimostrare l’esistenza di Dio e risolvere alcuni problemi derivanti da alcuni dogmi. La teologia è quindi una forma di filosofia che si è sviluppata lungo questo percorso.
Le scuole filosofiche razionali, a un certo punto, hanno cominciato a convergere nelle diverse forme di studio del mondo reale, attraverso l’empirismo, il positivismo, il razionalismo (che è una forma di positivismo che è sopravvissuta, mantenendo ciò che di buono aveva), ecc… e si è arrivati alla scienza. La scienza è una forma di filosofia che utilizza un metodo molto specifico. Galileo ha iniziato ad abbracciare pienamente la sperimentazione e successivamente filosofi come Popper e Kuhn hanno perfezionato il metodo scientifico, fino a diventare ciò che oggi chiamiamo scienza. Pertanto, la filosofia è la madre sia della teologia che della scienza e di numerose scuole filosofiche. Ogni scuola filosofica è un tentativo di applicare un determinato metodo. La maggior parte delle scuole filosofiche ha un valore nominale, in quanto rappresenta una scuola di pensiero. Alcune di esse possono essere presenti all’interno delle varie scuole sopravvissute, mentre oggi persistono scuole di filosofia razionale e irrazionale, affiancate dalle forme di pensiero teologico e scientifico. A causa della netta distinzione tra queste due scuole filosofiche specifiche e le altre, si parla separatamente di filosofia, scienza e teologia. Tuttavia, il giudizio negativo sulla attendibilità della teologia proviene dalle scuole razionali e scientifiche. Non esiste un giudizio assoluto. Tuttavia, personalmente non ho mai incontrato qualcuno che abbracciasse apertamente l’irrazionalismo, dichiarandosi “irrazionale” e disaccordando di conseguenza.
La razionalità è un metodo riconosciuto oggi e raramente si vuole fare a meno di esso, almeno nel suo riconoscimento. Il problema è che, essendo un metodo, sarebbe necessario che adottasse determinate regole per essere riconosciuto come tale.
Pertanto, partendo da quanto detto, è ovvio che l’eventuale inutilità razionale della teologia non implica l’inutilità razionale della filosofia o della scienza. La “teologia razionale” si riduce all’esercizio del metodo abduttivo e della logica “per far quadrare le cose”, assumendo premesse adeguate in modo che le loro affermazioni alla fine si adattino. In altre parole, “date le conclusioni a cui si vuole giungere sulla base logica, scegliamo le premesse”. Affermare che questo metodo sia inaffidabile ai fini del raggiungimento di risposte nel mondo reale sarebbe un complimento. Più interessante, anche se non troppo, è la sua analisi a fini di speculazione logico-razionale. “Non troppo” perché scegliere le premesse per far quadrare una tesi, eventualmente cambiandole di fronte a qualche contraddizione, equivale speculativamente a una tautologia. Questo approccio può essere migliorato solo con un metodo di verifica e falsificazione, se parliamo del campo reale. Inoltre, il rigore del metodo spesso decade nell’ambiguità di alcuni concetti. In ogni caso, il metodo è completamente errato (dal punto di vista razionale) ai fini del raggiungimento di risposte nel campo reale.
La teologia non è realmente inutile, se la intendiamo come esercizio della logica abduttiva o come cultura dei vari percorsi teologico-storici.
Diventa, però, assai poco interessante se intesa come una materia che fornisca, come spesso più i teologi vorrebbero che la teologia stessa, informazioni sul mondo.
Nel momento in cui, come dicevo, si studia come una relazione del mondo reale con il metafisico, in tal senso è, dal punto di vista razionale (ovviamente), un enorme buco nell’acqua.