La complessità di un prodotto dal punto di vista descrittivo nella nostra logica e nel nostro linguaggio non implica una complessità nel processo, come spesso vuole far intendendere l’Intelligent Design. Capiamo come mai.
Sovente, interessandomi dei problemi filosofici annessi al mondo ed al campo scientifico, mi ritrovo in discussioni riguardanti l’Intelligent Design: l’ipotesi filosofica o corrente di pensiero, altrimenti nota come “creazionismo scientifico”, secondo la quale «alcune caratteristiche dell’universo e delle cose viventi sono spiegabili meglio attraverso una causa intelligente, non attraverso un processo non pilotato come la selezione naturale», operando peraltro una distinzione tra le due cose (altro elemento che si può porre in discussione).
L’elemento che pongo in discussione si può sintetizzare con questa affermazione:
SE UN PRODOTTO È COMPLESSO ALLORA DOVREBBE ESSERE COMPLESSO IL PROCESSO MACROSCOPICO, per il quale servirebbe (secondo loro) una azione cosciente ed intelligente: un prodotto complesso non significa sempre procedimento macroscopico complesso!
Questa affermazione fa riferimento alle numerose affermazioni e ragionamenti portati dall’ID secondo cui la vita sarebbe da considerarsi un prodotto complesso e, quindi in quanto prodotto complesso, non possa essere generato da condizioni casuali.
Tralasciando la concezione di casuale, generalmente definita in modo scorretto (altrimenti non si potrebbe giungere a queste conclusioni neanche in caso di conferma di tale condizione), e tralasciando lo stesso concetto di complessità, il problema è la relazione tra prodotto complesso e processo complesso.
Per capire l’errore di ragionamento, in alcuni casi basta un processo macroscopico semplice e grossolano, che nel contesto adeguato (con le leggi fisiche sufficienti) porta ad un prodotto complesso.
Un esempio è il processo grossolano di combinazione del cianuro con l’anidride carbonica: è sufficiente che si incontrino per caso ed entrati a contatto producono molecole organiche. Questo non spiega l’esatto modo di formazione della vita, ma smonta il principio generale secondo cui “per un prodotto complesso non ci si possa affidare alle leggi di natura ed al caso”. Non è la complessità del prodotto che fa gioco all’ID. Per parlare di impossibilità od improbabilità dovremmo prima conoscere i modi, tutti, in cui la vita può prodursi, guidata o meno (quindi trovare la chiave, della natura o del progettista – se progettista fosse) e solo dopo potremmo sentenziare. Quello che possiamo dire è, innanzi ad un procedimento dettagliato, se questo richiede un intervento esterno intelligente o meno. Ma i sostenitori dell’ID non forniscono il metodo, il che poi ci direbbe (in tal caso) solo che IN QUEL MODO LI ci vorrebbe un progettista intelligente, o qualcosa di simile (quindi neanche risolverebbe la questione definitivamente, ma sarebbe una argomentazione più concreta). Invece i sostenitori dell’ID continuano l’argomentazione della complessità, senza parlare di un metodo preciso (probabilmente non sanno come avrebbe operato il presunto progettista), ma questa argomentazione è smontata a livello logico: nel momento in cui si afferma che un prodotto complesso non richiede necessariamente un processo macroscopico complesso e si porta anche solo un esempio, l’argomentazione della complessità in se perde completamente senso. Non ha importanza, sul piano logico, se è un esempio che non spiega la vita, perché in logica è sufficiente trovare un solo caso che smentisce una legge generale perché essa cada come legge generale. Questa non era nemmeno una legge – era una supposizione – ed è smontata sul nascere. Ora, quello che dovrebbero fare é individuare i meccanismi con cui la vita può formarsi e dimostrare in qualche modo che quelli siano gli unici modi, per poi analizzare i contesti in cui la vita si sarebbe dovuta formare E dimostrare che mai e poi mai quei metodi avrebbero potuto funzionare senza un intervento esterno. Cioè devono fare più lavoro di quanto ne devono fare gli scienziati per capire come si possa essere formata la vita. Direi che sono alquanto indietro. Invece quello che balza agli occhi della comunità scientifica, in riferimento al protocollo ed ai modelli che abbiamo, è che mi sa più che ragionevole continuare la ricerca della possibile formazione della vita su base chimica e fisica.